storia del Dojo “Il Cavaliere”

 

Eravamo nel settembre del 1984 Valerio Melcore da poco tornato da Bergamo, si recò presso quella specie di laboratorio alchemico, che era l'erboristeria sita in via Cavallotti a Lecce, di proprietà del suo amico Franco D'Amore.

Dopo i saluti, una delle interminabili chiacchierate che come sempre coinvolgevano la società attuale e quella tradizionale, il genere umano e dove stava andando, quale poteva essere una strada da intraprendere per cercare in qualche modo di sfuggire alla vacuità delle proposte che la nostra società  propinava, si cercava un modo per  tentare di migliorarsi fisicamente ma sopra tutto spiritualmente, una sorta di percorso, che gli alchimisti simbolicamente definivano la ricerca della Pietra, la trasmutazione dell'oro. L'Alchimia come la intendeva Franco D'Amore era metafisica e filosofia, esoterismo e pragmatismo, che  assumeva aspetti mistici e soteriologici, dove la pratica ed i simboli alchemici spesso hanno un significato interiore legato allo sviluppo spirituale dell' Uomo che va di pari passo con quella che è la trasformazione fisica meramente materiale.

Tante le strade da seguire per purificarsi, per migliorarsi, nel tentativo di superare i propri limiti e le proprie debolezze.

L'Aikido è uno di questi percorsi, Franco lo aveva praticato sotto la direzione di un professore di Pesaro che si era trasferito a Lecce, il Maestro Antonio Lani, il quale spesso aveva iniziato dei corsi, però per  un motivo o per  l'altro, erano stati chiusi. Lo stesso Franco D'Amore che aveva raggiunto il grado di 1° kiu, ossia  alla soglia della cintura nera, era stato costretto a fermarsi, e spiegava all'amico come l'Aikido non fosse solo difesa personale, ma un'arte grazie alla quale man mano che si cresce tecnicamente,  si cresce psicologicamente prima e spiritualmente poi.

Valerio che aveva avuto come professore il fratello gemello di Antonio Lani, senza pensarci due volte gli disse “rintraccialo gli voglio parlare, mi piacerebbe provare a praticare quest'arte”.

Il Maestro Antonio Lani era demotivato un brutto incidente d'auto lo aveva molto provato, ma si lasciò convincere dall'esuberanza e dall'entusiasmo del neo allievo ”trovate un posto e io vi alleno” fu la sua risposta.

A ottobre del 1985 il corso iniziò con una decina di vecchi allievi compreso Franco d'Amore e con uno nuovo Valerio Melcore, che iniziò ad approcciarsi a quest'arte che l'amico gli aveva tanto decantato. Ma purtroppo, anche stavolta, arrivato giugno il maestro Lani per vari motivi decise di chiudere il corso.

Ancora una volta Valerio gli strappò un impegno  dicendogli “allenami una volta a settimana, penso io ad allenare gli altri,  pagare l'affitto, trovare le materassine pubblicizzare i corsi e così via”, Lani accettò.

A dicembre del 1986  Melcore diede vita ad un Circolo Culturale che decise di denominare “IL CAVALIERE”, insieme a Piero Linciano e a una decina di amici diede inizio all'avventura, il Dojo prese il nome dal circolo “dojo Il Cavaliere”.

Da Lecce Valerio cominciò a partecipare periodicamente ai diversi stage che i Maestri Fujimoto e Hosohawa tenevano in diverse città italiane e a fare la spola con Coverciano prima e La Spezia poi, dove il Maestro Tada ogni anno teneva corsi di due settimane, 

Qualche Maestro italiano quando sentiva che quegli allievi venivano da Lecce faceva spallucce e accennava un sorrisetto sarcastico,  aggiungendo speriamo, che sia la volta buona; e così fu.

Grazie alla fiducia che i responsabili dell'Aikikai d'Italia diedero a Valerio Melcore, permettendogli  d'insegnare pur non essendo ancora cintura nera, ci fu anche a Lecce una scuola d'Aikido che finalmente garantiva continuità didattica.

Si diede vita a vere e proprie campagne pubblicitarie tese a promuovere un'arte che ai più era sconosciuta.

Tanti i Maestri giapponesi e italiani che venivano periodicamente nel Salento, dalla Sardegna il M° Hideki Hosokawa, da Roma il M° Kurihara, da Bari il M° Fabrizio Ruta, ma sopratutto il M° Domenico Casale che ogni fine settimana veniva ad allenarci, e tanti altri di cui mi sfugge il nome, infine ma come suol dirsi non per ultimo, da Roma, il M° Fabio Mongardini che tuttora continua a seguire gli aikidoisti leccesi.

Tante le cinture nere che si sono formate nel dojo il Cavaliere, primo fra tutti Piero Linciano poi è stata la volta di Maurizio Martina, di Antonio Cannone di Massimo Montinaro, e per ogni cintura nera, decine e decine di allievi che si sono avvicinati a quest'arte, molti di questi oggi sono bravissimi Maestri che a loro volta hanno aperto altri dojo dando vita a quello che oggi è la realtà dell'Aikido a Lecce.


 Antonio Cannone